LA LEADERSHIP DELLE VIRTÙ- Strategie per le persone nel post pandemia
Autore: Salvatore Poloni
Editore: Franco Angeli
Rate Management Talks: 4,3/5
Un saggio illuminante che tutti, non solo i manager, ad ogni livello dovrebbero leggere. Una profonda riflessione sulle conseguenze che la pandemia ha avuto sulle persone nel sistema lavoro, ma soprattutto su quelli che devono essere i nuovi stili di leadership oggi. Perché non basta essere competenti per guidare i propri collaboratori, bisogna farlo in maniera virtuosa. E come dice l’autore nel libro “esattamente come insegna Aristotele, nessuna virtù morale nasce in noi per natura, ma si perfeziona per mezzo dell’abitudine”.
Il buon leader quindi deve essere capace di far emergere le migliori qualità che ha acquisito nella sua esperienza di vita professionale e personale e come il buon maestro deve insegnarle alle persone. La leadership diventa una questione di etica dove non si può contare solo sul fatto di essere bravi nel proprio campo, ma dove valori come giustizia, prudenza, temperanza, fortezza e generosità diventano i pilastri su cui porre le fondamenta per un reale successo per l’organizzazione e per la società tutta.
Il leader è in primis una persona retta, nella riscoperta di tutte quelle sane virtù che oggi in gran parte si rischia di non tenere più in conto. L’autore analizza lo scenario in cui il buon leader oggi deve muoversi e riflette sugli estremi impatti che la pandemia ha avuto su quella che già era un’epoca di profondi cambiamenti tecnologici, sociali e normativi.
Il libro
Salvatori Poloni ha avuto una cura profonda per il linguaggio utilizzato nel libro che risulta essere ricercato, ma non pesante, diretto ma non banale. L’autore si rivolge ai leader e ai manager di oggi come il buon padre di famiglia, e gli parla in modo sincero e concreto. Quello che devono fare è ascoltarsi ed ascoltare per ammettere senza se e senza ma i lori limiti e migliorarsi perché è la cosa giusta da fare.
Il libro comincia con la prefazione del Professor Mario Anolli della Facoltà di Scienze Bancarie, Finanziarie e Assicurative dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Il professor Anolli, parte dal concetto di integrità per analizzare il comportamento delle organizzazioni, in quanto “solo un organismo integro è in grado di sviluppare appieno il proprio potenziale, esattamente come solo un meccanismo integro è in grado di funzionare appieno”.
La prefazione ci anticipa alcuni dei principali temi del libro frutto dell’esperienza professionale di Salvatore Poloni che ha scalato i vari gradini della scala organizzativa nel settore bancario fino a raggiungerne i vertici. Anolli evidenzia come tutto lo scritto, compreso il “mandato” finale dell’autore sia caratterizzato da un impianto etico e da linee di comportamento che dovrebbero essere di esempio e buoni propositi che ognuno di noi può provare e valutare nella propria quotidianità lavorativa. Questo perché se “integrità è il fine e virtù lo strumento…molte altre sono le caratteristiche che fanno da corollario…come giustizia, visone, prudenza, resilienza, temperanza, fortezza, generosità, sia a livello individuale che di team di lavoro”.
Premessa
In premessa, lo scrittore puntualizza quelli che sono i principali cambiamenti che fanno da sfondo alle azioni di governo dei leader di oggi e della vita delle organizzazioni. Il cambiamento è infatti condizione necessaria per l’evoluzione dei comportamenti umani personali e lavorativi. Fa da carburante a nuovi modelli e stili di leadership che devono sostituire quelli ormai obsoleti o quantomeno adeguarli. Il cambiamento ci fa chiedere cosa dobbiamo modificare nelle nostre organizzazioni e nelle relazioni umane tra collaboratori.
Il cambiamento tecnologico implica che ogni buon leader sviluppi, coltivi e ricerchi le competenze digitali. Di pari passo sono necessarie anche tutte quelle “soft skills trasversali che permettono di affrontare le sfide come problem solving, capacità di negoziazione, pensiero creativo, flessibilità, essere capaci di lavorare in team, e questo riguarda non solo i responsabili, ma tutte le figure professionali”.
Il cambiamento sociale molte volte sottovalutato in quanto fenomeno tipicamente lento e meno disruptivo di quello tecnologico, ma le cui conseguenze sono spesso devastanti. L’autore fa un excursus tra le generazioni del passato e le nuove, discutendo dei principali valori che le accomunano e che invece sono profondamente cambiati negli anni. Il problema della crisi demografica ed i rischi che questo porta come il fallimento dell’attuale sistema pensionistico, fattore che sembra essersi ulteriormente aggravato dopo la pandemia con l’ulteriore abbassamento delle nascite. A questo proposito è forte e giusta la riflessione dell’autore che si chiede se “sia sostenibile che in una società 10 Ascanio debbano affrontare le difficoltà della vita con 17 Anchise da sostenere e gli Enea della generazione dei baby boomers stiano per andare o siano già in pensione”?
Il cambiamento normativo, che non è sempre prevedibile, ma richiede adeguamento tempestivo e per questo va costantemente supportato da azioni di “manutenzione” all’interno di un’organizzazione tramite la formazione, i processi e le procedure, le policy interne e la valutazione dei fattori esterni.
Il lavoro oggi
Dopo la premessa, l’autore affronta nel primo capitolo quelle che sono oggi le modalità di svolgimento del lavoro, a partire dall’impatto che la pandemia ha avuto sul modo di lavorare. Poloni sottolinea come l’effetto dell’emergenza sanitaria non sia stato solo un decentramento delle attività produttive dagli uffici a casa, ma un vero e proprio cambiamento nel modo di lavorare, nei modelli e negli schemi adottati.
Non si riferisce solo al lavoro agile o allo smart working , ma ad un nuovo paradigma e si chiede se la classe dirigente e le organizzazioni in generale si siano rese realmente conto della necessità di agire nella direzione del cambiamento. Il buon leader deve essere capace di bilanciare nel giusto modo esigenze dell’azienda, della mansione e della persona per distribuire equamente il diritto allo smart working tra i suoi collaboratori basandosi su solidi razionali organizzativi così da minimizzare il malcontento e le eccezioni non pienamente giustificabili.
La leadership
Successivamente si entra nel cuore del libro, l’autore narra il tema della leadership. Il capitolo comincia con una serie di domande che Poloni pone al lettore: Che cos’è la leadership? Leader si nasce o si diventa? Le dimensioni dell’intelligenza emotiva devono essere 5 o 4 e le competenze 25 o 18? Il leader deve essere un esempio? La cosa certa è che la leadership ha una responsabilità, a seconda dell’ambito in cui esiste, ha la capacità e il compito di stimolare e sollecitare nella giusta direzione quel cambiamento in atto e già accelerato dalla pandemia. Nel riflettere su questo punto l’autore riferisce ad uno dei padri fondatori della sociologia Max Weber ai principi base e alle posizioni seguite nel tempo dalle elaborazioni dottrinali. Il buon leader deve allenarsi quotidianamente fino a che certe abitudini, le buone abitudini, diventino la regola. Ma quali sono queste buone abitudini, e cosa si aspettano i collaboratori dal proprio “leader”? La risposta dell’autore è che si tratta di una questione di etica. Sono proprio i principi etici che fanno la differenza tra un buon leader e un leder egoico.
Le virtù
Giustizia: l’essere giusti appartiene alla sfera altruistica della persona perché si esercita nei confronti degli altri e i collaboratori apprezzano un leader che agisca secondo meritocrazia e senza favoritismi nelle sue scelte verso di loro e verso l’organizzazione.
Visione e prudenza: “il leader è una persona che ha il coraggio di superarsi, di saper guardare avanti, che è ciò che secondo Aristotele, fa diventare uomini.” Guardare il futuro con occhi diversi è la caratteristica peculiare che fa la differenza tra un leader e un leader visionario, ma tale capacità va affiancata dalla prudenza che permette a chi guida di non fare il passo più lungo della gamba. Agire guardando avanti, ma riconoscendo rischi, limiti e pericoli nella giusta misura è il grande pregio.
Resilienza e temperanza: di resilienza, come capacità di cadere e saper rialzarsi e di riacquistare fiducia dopo un’ingiustizia, si parla molto. Poco si parla invece della temperanza. Temperanza significa comportarsi secondo ragione in vista del bene (Aristotele), la pandemia ha imposto in modo ancora più forte il dover misurare le risorse del pianeta per un bene comune al posto di quello individuale. Questa è la virtù che deve guidare il buon leader nelle sue azioni quotidiane riportando sempre le relazioni in equilibrio attraverso l’uso della temperanza.
Fortezza: non farsi sopraffare dalla paura, anche nei momenti più difficili è un altro dei capisaldi su cui un leader deve fondare il suo agire. Anche nelle situazioni più terribili, come è stato quello della pandemia, bisogna mantenere la capacità di guardare avanti con tutte le proprie forze. Si tratta di una virtù non solo individuale, ma collettiva (della polis come diceva Platone).
Le organizzazioni
La seconda parte del libro entra nel vivo dei principali temi della vita lavorativa delle organizzazioni. Si affronta la relazione tra persona e organizzazione, qui l’autore parla di come si possano coniugare organizzazione e persone, in che modo l’impresa possa assicurarsi il raggiungimento degli obiettivi nel rispetto delle persone. Coniugare l’aspettativa che in un’organizzazione ciascuno svolga le a proprie attività in maniera che convergano verso un bene comune, quello dell’impresa, è l’intento in cui bisogna riuscire. Per farlo bisogna prendere atto del fatto che le persone non fanno qualcosa solo a seguito dell’imposizione dall’alto, ma vogliono prima di tutto sapere il perché devono farlo. Condividere gli obiettivi e comunicare garantendo il giusto grado di engagment è quindi la prima cosa da fare.
Anche le relazioni tra persona e persona rientrano negli aspetti fondamentali di buona gestione. Nella relazione tra capo e collaboratore in particolare, risiede la chiave per aprire le porte ad una leadership efficace. Qui l’autore affronta anche il grande tema del formare o meglio educare le singole persone a tirare fuori il meglio di sé per mezzo dell’arricchimento di know how e sapere. Formare, oggi termine ampiamente usato o abusato, somiglia più all’atto di dare forma, uniformare il singolo ad un modello standard e ripetitivo, senza valorizzazione delle potenzialità di ognuno e perdendone dunque il valore aggiunto.
Quali sono allora le buone abitudini che caratterizzano una conduzione e una leadership efficace e giusta? Il libro di chiude con una serie di buoni propositi che l’autore indica ai leader di oggi e a quelli di domani, sette propositi da seguire per essere un buon leader e facilitarsi la vita lavorativa sentendosi soddisfatti di quello che si fa ogni giorno in un’organizzazione per le persone, con le persone.
Sull’autore
Salvatore Poloni , è Condirettore Generale di Banco BPM e, dal luglio 2018, è componente del Comitato Esecutivo e Presidente del Comitato Affari Sindacali e del Lavoro di ABI. In tale ruolo ha guidato la delegazione bancaria durante la trattativa per il rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro del 2019 e gestito tutti gli aspetti relativi al difficile periodo della pandemia. Appassionato di storia e filosofia, è autore del libro, La partecipazione italiana alla guerra di Corea (1950-1953), pubblicato nel 2021. Da molti anni studia i temi dell’etica del lavoro partecipando a incontri e dibattiti di approfondimento.
Rating Management Talks: 4,3 su 5
Recensione Management Talks a cura di: Silvia Donatello