Intervista a Diana Donatello,
medico specialista in radiologia p/o l’Università Vanvitelli di Napoli, pubblicista di ricerca medica nell’ambito di tecniche di radiodiagnostica applicata alle patologie ginecologiche e di intelligenza artificiale applicata alla medicina.
Dottoressa, quali sono le principali patologie “al femminile” contro le quali combattono le donne oggi?
Secondo l’osservatorio del Ministero della Salute, le principali patologie “al femminile” contro le quali combattono le donne sono rappresentate dall’Endometriosi, patologia molto frequente nella popolazione generale e si calcola che possa interessare il 10-20% delle donne in età fertile, spesso asintomatica. Quando sintomatica, si manifesta generalmente con dolore pelvico, soprattutto in fase peri-mestruale, mestruazioni dolorose (dismenorrea), dolore durante i rapporti (dispareunia).
Poi abbiamo la Sindrome dell’ Ovaio Policistico (PCOS) che colpisce il 5-10% delle donne, origina nel periodo puberale ed è considerata l’alterazione endocrina più comune in età fertile. Si può dire che l’ovaio policistico è espressione di una complessa alterazione funzionale del sistema riproduttivo data dall’aumento degli ormoni maschili (androgeni), causa di segni e sintomi quali: irsutismo (eccesso di peluria su viso e corpo),alopecia androgenetica (acne e calvizie di tipo maschile),disturbi mestruali (mestruazioni irregolari, assenza di mestruazioni per più mesi, cicli scarsi o prolungati).
Sussistono poi altre affezioni non meno impattanti, come l’Osteoporosi, le malattie Cardiovascolari, la Celiachia e non ultimo il Diabete Gestazionale che interessa circa il 6-7% di tutte le gravidanze e se non controllato aumenta il rischio di complicazioni in gravidanza e al momento del parto.
Purtroppo per molte donne le difficoltà non si fermano alla vita personale, ma devono affrontare anche un cammino difficile nell’ambiente di lavoro. Trovare un equilibrio tra cura e benessere è possibile?
Trovare un equilibrio tra la propria vita lavorativa ed il proprio benessere è sempre importante, ma in questi casi diventa cruciale per affrontare la patologia e superare gli ostacoli. Fortunatamente il nostro sistema salute – lavoro fornisce diverse tutele e possibilità per chi deve assentarsi per effettuare visite mediche e controlli.
Condividere le esigenze relative al benessere e alla salute di ciascuno è un diritto oltre che un dovere, quindi non abbiate mai timore di manifestare le vostre necessità sul lavoro, recatevi sempre ai controlli periodici, dedicatevi alle cure con diligenza e tranquillità.
Ci sono poi alcuni consigli utili che mi sento di dare a tutte le donne lavoratrici:
- Non fate tutto da sole. Condividete e definite chiaramente le responsabilità individuali sia in ufficio che a casa. Chiedete aiuto al vostro partner o ai vostri figli per contribuire attivamente alla vita familiare. Ricordate che il lavoro di squadra è molto meno stressante.
- Date priorità a voi stesse. Programmate regolarmente attività a voi gradite, ad esempio lo yoga, il giardinaggio o la lettura.
- Curate la vostra salute, per mantenere o recuperare le energie, seguite un’alimentazione equilibrata, fate attività fisica con regolarità e dormite almeno 6 ore a notte. Mangiate regolarmente senza saltare i pasti. Scegliete cibi sani e nutrienti ed evitate quelli lavorati: per darvi una carica di energia, un pasto deve avere molta verdura e alimenti integrali, con un buon apporto proteico e un basso contenuto di grassi.
- Passate tempo con la vostra famiglia, per alleviare lo stress da lavoro e usate nel modo migliore il tempo a vostra disposizione, programmate attività piacevoli come una passeggiata al parco o altri svaghi all’aperto, sono ottimi modi per stare insieme.
Ci sono ancora stereotipi, barriere e discriminazioni sopite, legate al cammino di cura, che le donne devono affrontare sul posto di lavoro o sono stati fatti dei passi in avanti?
Secondo un recente studio Norvegese del 2024 purtroppo gli stereotipi e le discriminazioni legate alle patologie che affliggono il mondo femminile sono ancora molte e ci sono ancora grandi passi in avanti da fare.
Dallo studio infatti emerge un mancato riconoscimento che determina la cosiddetta “invisibilità” della salute della donna lavoratrice, cosa che influenza negativamente la sua partecipazione alla vita lavorativa.
Quello che si evidenzia è che le donne sono orientate a mantenere i loro problemi sia di salute che familiari su un piano privato e a tenerli misconosciuti sul posto di lavoro; questo può influenzare negativamente sia la loro capacità di far fronte ai conflitti lavorativi che la loro resilienza nei conflitti casa-lavoro correlati.
In questo interessante lavoro si discute del fatto che gli ambienti di lavoro debbano essere basati anche su nozioni di fisiologia femminile. Questo porterebbe ad un beneficio non solo individuale, ma delle organizzazioni, della società e sarebbe una guida per una sana e sostenibile promozione della vita lavorativa.
Quanto è importante la corretta formazione e l’informazione per superare il gap culturale e di genere in questi casi?
Promuovere una cultura aziendale inclusiva è il primo passo per il superamento del gender gap, incentivando la creazione di un ambiente di lavoro sano, privo di pregiudizi e stereotipi di ogni tipo.
Favorire iniziative volte a migliorare l’equilibrio tra vita professionale e vita privata: smartworking, flessibilità oraria, asili aziendali, sono solo alcuni degli accorgimenti che è possibile adottare per ridurre lo stress e gli ostacoli dovuti alle difficoltà di conciliare lavoro, famiglia e cammino di cure.
Va diffuso con forza il messaggio che una donna che debba affiancare un percorso di cura e benessere alla vita lavorativa non perde le sue competenze. Infine vanno attuate nelle organizzazioni politiche volte ad eliminare ogni tipo di discriminazione fisica e verbale, ma anche psicologica, e rimuovere i possibili ostacoli al percorso di carriera.
Far partecipare delegazioni di dipendenti donne e uomini alle giornate di ricorrenza di determinate patologie (per esempio alla giornata mondiale dedicata all’endometriosi o alla sindrome dell’Ovaio Policistico, dell’osteoporosi nelle donne etc.), anche in collaborazione con le strutture sanitarie, rappresenta un modo bellissimo per sensibilizzare tutta l’organizzazione su certi temi e favorire condivisione, supporto e inclusione.
Succede anche in ambito sanitario?
Il gender gap in sanità è una questione che coinvolge profondamente diversi ambiti, dalla qualità delle cure alla rappresentanza femminile nelle posizioni di leadership.
Nonostante le donne siano mediamente più istruite e in generale abbiano caratteristiche migliori all’interno del mercato del lavoro, continuano a essere pagate di meno rispetto agli uomini, anche in ambito sanitario. Nel mondo si calcola che la loro retribuzione sia mediamente del 20% inferiore rispetto ai colleghi maschi.
Ad analizzare e cercare di fornire un contesto a questi numeri è l’Organizzazione nazionale del lavoro (Ilo) che, in collaborazione con l’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms), ha pubblicato il primo rapporto mondiale sul gender gap tra uomini e donne in ambito sanitario.
Il documento ha incluso 54 Paesi, che rappresentano circa il 40% dei dipendenti del settore Healthcare in tutto il mondo.
Il 68% della forza lavoro mondiale dell’ambito sanitario è composta da donne. Questo accade nei Paesi industrializzati, mentre in quelli in via di sviluppo solo l’1,3% della popolazione occupata nel settore è donna. Nonostante la femminilizzazione del settore, le donne mediamente ricoprono occupazioni considerate come aventi meno valore in termini di conoscenze richieste, di responsabilità associate, dello sforzo fisico o psicologico che richiedono.
Quali sono le azioni che possono essere intraprese nella gestione dei reparti in particolare in fase di accettazione e accoglienza, per promuovere il lavoro in team e l’interscambiabilità degli operatori? Le procedure sanitarie possono essere migliorate?
Le procedure di accettazione potrebbero sicuramente essere migliorate dando rilievo e precedenza, come già avviene nella maggior parte dei presidi, alle categorie meno privilegiate: mi rivolgo a soggetti affetti da specifiche patologie e in molti casi anche alle donne.
Per ciò che concerne il lavoro in team è gia ben organizzato soprattutto in strutture ospedaliere dedicate, ad esempio, all’accoglienza di donne fragili o vittime di maltrattamenti.
Purtroppo la fase dell’accettazione e dell’accoglienza è una fase molto delicata nel processo definitivo del paziente stesso e dovrebbe essere sempre affidata a personale competente sia dal punto di vista medico, psicologico e caratteriale. I turni lavorativi in questi reparti sono molto impegnativi e, in base alla mole di lavoro, è cruciale una interscambiabilità sia di personale che di genere.
Poter ricevere una diagnosi corretta in breve tempo può rivelarsi determinante per preservare il proprio lavoro e reinserirsi nel minor tempo possibile. L’uso dell’intelligenza artificiale può aiutare nello sviluppo delle diagnosi e nello studio di trials mirati a migliorare le ricerche?
In casi come ad esempio la Sindrome dell’ Ovaio Policistico (PCOS) , la diagnosi può essere difficoltosa ma il medico, sospettata una PCOS, potrà indicare gli esami specifici per la diagnosi (esami ormonali, glicemia, insulinemia, ecografia pelvica etc.), consigliare una terapia mirata, uno stile di vita corretto e la perdita di peso.
Per quanto concerne l’utilizzo dell’AI, in questi ultimi periodi, è stato testato anche nell’ambito medico.
Per esperienza personale sul campo posso dire che l’AI è uno strumento molto utile ai fini disgnostici ed è di supporto soprattuto in ambito radiologico al professionista nello stilare la diagnosi in casi dubbi. Non bisogna però basarsi unicamente sull’AI come strumento di risoluzione a tutti i nostri problemi.
Non dimentichiamo che in fin dei conti non è nient’altro che un’ intelligenza creata e testata da noi, quindi non efficace al 100% come si è portati a pensare, dato che anche noi come essere umani siamo tesi all’errore.
Vi consiglio in tal senso la lettura del mio ultimo paper pubblicato su Springer Nature “Journal of Ultrasound” e dedicato al tema dell’AI applicata allo studio della patologia cancerosa ovarica attraverso l’integrazione di algoritmi di machine learning e di swarm intelligence.
In chiusura, ci sono dei suggerimenti o delle letture consigliate che vorrebbe dare?
Ritornando al tema della Sindrome dell’ovaio Policistico, vorrei consigliare la lettura del libro “Sindrome dell’ovaio Policistico” tra nutrizione e stile di vita di Vittorio Unfer e Annamaria Colao per Franco Angeli/Self-help che ci descrive la PCOS in modo chiaro dalle prime osservazioni autoptiche, passando per pionieri come Stein e Leventhal fino ai giorni nostri.
Nel libro è inoltre chiarissima la “Teoria del tango” che ci porta alla annosa domanda: è l’iperandrogenismo che causa l’insulino resistenza o è quest’ultima a provocare l’eccesso di androgeni?
Qui la teoria del tango, danza affascinante, dove gli esperti considerano la donna come l’eccesso di androgeni e l’uomo come l’insulino resistenza.
I ricercatori fino ad ora si sono concentrati più sull’aumento degli androgeni, ma dietro alla danzatrice c’è sempre il ballerino, cioè l’insulino resistenza ed è su di lui che va spostata l’attenzione. Bisogna allora porre maggiore attenzione alla dieta, allo stile di vita, all’interazione con l’inositolo etc…
Proprio per questo attualissimo e utile manuale sulla PCOS devo dire che gli autori meritano un ringraziamento! Buona lettura a tutti!
Diana Donatello
È medico specialista in radiodiagnostica p/o l’Università Vanvitelli di Napoli con una tesi in senologia applicata.
Laureata in Medicina e Chirurgia all’Università di Bologna con una tesi sull’utilizzo delle tecniche di imaging per la diagnosi precoce del linfoma ovarico. Speaker e moderatrice in convegni medici internazionali, pubblicista di articoli di ricerca medica, ha recentemente pubblicato sulla rivista medica internazionale Springer “Journal od Ultrasound” un innovativo articolo sull’utilizzo dell’AI nella diagnosi medica precoce (An overview of the use of cutting-edge artificial intelligence (AI) modeling to produce synthetic medical data (SMD) in decentralized clinical machine learning (ML) for ovarian cancer(OC) and ovarian lymphoma(OL))
Da sempre appassionata di metodologie per l’utilizzo della diagnostica per immagini nella ginecologia e per il benessere femminile.
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