di Matteo Rinaldi
Insieme all’ascesa di internet e dei social media, l’intelligenza artificiale (AI) è una delle tecnologie che più velocemente sta trasformando le nostre vite da professionisti (e non solo). Proprio come internet ha creato nuovi ruoli e posti di lavoro come i web designer e i social media manager, l’AI sta aprendo la strada a nuove professioni, come i prompt engineers ed i AI ethicists.
I benefici dell’AI generativa, specialmente in campi come il marketing, sono significativi: può aiutare ad automatizzare alcuni processi, genera contenuti creativi, riduce gli errori e molto altro.
Tuttavia, come docente di marketing, imprenditore e consulente che lavora regolarmente con giovani professionisti, ho notato una tendenza che mi preoccupa. Oltre alla ben nota questione della diminuzione della capacità di concentrazione—aggravata dal nostro attaccamento agli smartphone, come se fossero diventati un’estensione delle nostre braccia—vedo una preoccupazione più profonda: un cambiamento nel modo in cui affrontiamo le sfide e, di conseguenza, nella nostra crescita personale.
Lo chiamo“The Hitting the Wall Dilemma.”
Ricordo chiaramente i miei giorni di scuola, con zaini pesanti contenenti dizionari di latino e inglese, passando ore a tradurre testi. Quando le mie traduzioni in latino non avevano senso, la sensazione che provavo era molto simile a quella di sbattere la testa contro un muro. Oggi, l’AI può tradurre interi passaggi in pochi secondi.
A quell’epoca ero così determinato a imparare l’inglese che, a 16 anni, ho deciso di trascorrere un anno all’estero, a Spokane, WA, USA. È stata una delle esperienze più impegnative della mia vita: confrontarmi con una cultura completamente diversa, affrontare le difficoltà nel comunicare in una lingua nuova e vivere lontano dalla mia famiglia per così tanto tempo. Tuttavia, quell’esperienza mi ha trasformato in modi che non avrei mai potuto immaginare.
Ora, con la tecnologia di traduzione simultanea all’orizzonte, potremmo non dover più affrontare tali sfide. Sebbene l’AI possa rendere più facile la comunicazione globale, rischia anche di privarci di quelle difficoltà che ci fanno crescere.
Imparare una nuova lingua non insegna solo nuovo modo di comunicare ma ci apre la mente aiutandoci a pensare in maniera diversa. Ho vissuto in diversi paesi e ho cercato di imparare più lingue, dall’inglese e portoghese allo spagnolo, e ho persino fatto qualche tentativo con l’armeno e il cinese. Questi sforzi hanno ampliato la mia visione del mondo e plasmato il mio modo di pensare. Se l’AI rende la comunicazione multilingue senza sforzo, rischiamo di perdere queste opportunità di crescita.
Ho visto questo effetto anche su me stesso—strumenti di AI come ChatGPT migliorano il mio inglese scritto con un click. Ma il lato negativo è che investo meno tempo ed energia nel perfezionare le mie abilità linguistiche. In altre parole, anche se l’output è migliore, in realtà il mio inglese si impoverisce; è un po’ come spazzare nascondendo la polvere sotto il tappeto invece di pulire davvero la stanza.
All’inizio della mia carriera, ho lottato con le formule di Excel, investendo tempo e fatica per padroneggiarle. Oggi, l’AI può generarne una in pochi secondi. Anche se estremamente comodo ed efficiente, questo ci aiuta davvero a sviluppare le capacità di problem-solving di cui abbiamo bisogno nella vita quotidiana?
Se i social media hanno “anestetizzato” il nostro cervello, l’AI potrebbe rappresentare un rischio ancora maggiore—riducendo la nostra crescita cognitiva.
La Creatività nell’Era dell’AI
La creatività, a mio avviso, è come un muscolo che richiede un costante allenamento. L’AI rende facile generare idee creative, ma è come sollevare dei pesi leggeri in palestra—senza fatica, i muscoli non crescono davvero. La vera creatività spesso emerge dalla noia, dai momenti di frustrazione o sotto la doccia, mentre ti concedi un momento di relax dopo una giornata stressante. Quando ci affidiamo troppo all’AI per avere idee, perdiamo quella fatica e quel pensiero unico che alimentano la vera creatività. Inoltre, più persone lasciano che l’AI faccia il lavoro creativo, più le idee diventeranno simili tra loro.
Un articolo di Deloitte lo esprime bene: “L’AI non può replicare la curiosità e l’empatia che alimentano l’immaginazione e portano all’invenzione creativa. Questo comporta il desiderio di esplorare, di creare narrazioni e di collaborare—un lavoro che richiede di pensare come un ricercatore e porre le domande giuste, non solo di portare a termine obiettivi pre-programmati.”
Cosa Dice l’AI Stessa
Curioso di conoscere la prospettiva dell’AI, ho chiesto a ChatGPT: “Quali sono i potenziali svantaggi di un maggiore utilizzo dell’AI?” Ha risposto con una riflessione interessante: “Man mano che l’AI diventa sempre più integrata nella vita quotidiana, c’è il rischio che le persone diventino troppo dipendenti da questi sistemi, portando a un declino nel pensiero critico, nelle capacità di risoluzione dei problemi e in altre competenze umane.” Che dire, bisogna apprezzare l’onestà dell’AI!
Sebbene l’AI possa migliorare le nostre vite e produrre risultati eccellenti, ci rende davvero persone migliori?
Ricordo spesso al mio team che noi, come marketer, siamo come musicisti e l’AI generativa è uno dei nostri strumenti. Anche se può aiutarci a fornire prestazioni migliori, non ci rende necessariamente musicisti migliori. Lo strumento non può sostituire la pratica, l’apprendimento e lo sforzo necessari per migliorare.
AI – Istruzioni per l’uso
L’AI ci offre immense opportunità—è innegabile. Ha il potere di trasformare interi settori, migliorare l’efficienza aiutandoci a risolvere problemi complessi. Ma dobbiamo utilizzarla con cautela. Se facciamo troppo affidamento sull’AI, rischiamo di perdere quelle qualità che ci rendono unicamente umani: la nostra curiosità, la nostra creatività e la nostra capacità di crescere attraverso le avversità.
Usiamo l’AI per potenziarci, non per evitare le sfide della vita. Sforziamoci un po’ di più, scontriamoci con quei muri e resistiamo alla tentazione di prendere sempre la strada più facile. In questo modo, possiamo garantire che mentre l’AI continua a evolversi, anche noi evolviamo—diventando non solo più efficienti, ma anche più riflessivi, più agili mentalmente e, in definitiva, degli esseri umani migliori.
Articolo già pubblicato in lingua inglese da uaebusinessdaily.com
Matteo Rinaldi
Matteo è un professore di marketing internazionale presso la Luiss Business School. Ed è il co-fondatore di Human Centric Group, agenzia di branding specializzata nella creazione di strategie di marketing basate su insight umani per le aziende Fortune 500. Negli ultimi 10 anni ha collaborato con marchi come Danone, Carlsberg, Ikea, Visa, Coca-Cola, Juventus, PepsiCo. e molti altri.
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