A cura della Redazione di Management Talks

Intervista a Lorena Gamberini
Fondatrice nel 1994 di Fili & Forme, azienda modenese leader mondiale nella produzione di monofili sintetici.

Lorena, la leadership ha sesso?

No,  è di uomini e donne, non c’è diversità di genere, uomini e donne hanno le stesse possibilità di  affermarsi sul piano professionale.  Le donne molto spesso talentuose,  affidabili, disponibili,  ma  in difficoltà a riconoscere il proprio valore.

La leadership è  una prerogativa di entrambi i generi, più favorito chi cresce  in un ambiente con dei valori,  non aggressivo o arrogante, chi cresce con un animo gentile.

La leadership è un modo di essere?

Sì, è un portamento, coltivato e guidato  con la competenza, la capacità di ascolto, la gentilezza, l’imparzialità, qualità che fanno presa su un gruppo di lavoro.   E’ il saper coinvolgere  un gruppo di persone o una squadra di lavoro interna all’azienda,  ma anche esterno al mondo impresa, clienti, fornitori ecc.. una guida al raggiungimento degli obiettivi prefissati condividendone i successi.

E’  la  valorizzazione del  capitale umano, lo stimolo di ognuno a dare il meglio di sé  attraverso l’esempio,  favorisce la partecipazione alla crescita  aziendale,  favorisce la creazione di un ambiente partecipativo del successo aziendale. 

Quali sono gli ostacoli maggiori che una donna deve scavalcare per affermarsi come leader nelle organizzazioni di oggi? 

Questa risposta è molto complessa  e interpretativa delle proprie esperienze, gli ostacoli che incontra una donna sono tanti e vari, parto da una premessa che per me è alla base del tanto  parlare della donna se è protagonista o se ha un ruolo secondario nel mondo del lavoro. 

PREMESSA:  io penso che il problema si innesca fin dai primi anni di vita, da come una donna, una mamma, educa diversamente un maschio rispetto ad una  femmina

Un bambino viene educato con chiarezza e determinazione ad un tema soltanto,  studio e  carriera per arrivare ad un lavoro che gli consenta il mantenimento di una famiglia.  

Una bambina, viene educata a più attività, non viene indirizzata con determinazione allo studio ed alla carriera perché poi dovrà essere mamma, dovrà accudire la casa, dovrà essere dolce,  accogliente e  punto di riferimento per la famiglia.

Quindi le bambine crescono multitasking, senza sapere dove approderanno, crescono non guidate da un progetto chiaro e unico, a scapito di determinazione ed evidenza delle proprie possibilità.  

I maschi vengono indirizzati a percorsi di studio scientifici, tecnici e quindi con maggiore possibilità di impiego nel mondo industriale e della ricerca, le donne a studi umanistici, con minori sbocchi  per il mondo del lavoro

Le donne,  il primo ostacolo lo trovano in famiglia, in molte realtà la famiglia non è una roccia su cui appoggiarsi, pochi uomini di fronte alla paternità prendono in considerazione di cedere il passo alla  moglie o di sostenere pariteticamente gli impegni che entrambi diventando genitori si assumono. I pregiudizi,  una donna che lavora si ritiene che non possa essere affettuosamente presente come una che non lavora, affidare un bambino ad una baby sitter  non è amorevole,  i sensi di colpa, l’educazione dei figli è quasi totalmente lasciata alla mamma, qualsiasi piccolo incidente di percorso  è responsabilità della mamma,  i condizionamenti, il convincimento  che carriera, mamma, famiglia non possono coesistere,  ammettere che si preferisce seguire la famiglia alla carriera non è di moda, ammettere di avere timore ad assumersi delle responsabilità e quindi la paura di fare non è di moda,  rinunciare ai ruoli di comando per pigrizia o per mancanza di interesse non è qualificante, riconoscere di non essere la persona giusta è mortificante,   ecc… ecc…

Riassumendo: gli ostacoli sono l’educazione ricevuta diversa se si tratta di un figlio maschio o femmina,  la famiglia, i pregiudizi, i sensi di colpa e i condizionamenti esterni. 

Leadership al femminile, gentile ma potente. Secondo lei perché, nelle aziende, ma nella società in generale, le donne ai posti di comando sono ancora così poche?  

Per i condizionamenti e le credenze precedentemente detti che le indeboliscono,  le donne non così strutturate e decise, sempre in bilico tra lavoro e famiglia, si convincono che carriera e sfera affettiva-famigliare non possono coesistere, il tanto, troppo parlarne di questa condizione come un problema costruisce nelle menti delle barriere che impediscono alle donne di progredire, di andare oltre. 

Sempre per lo stesso motivo, se le donne si perdono nelle loro trappole  ci saranno sempre più uomini disponibili per i posti di comando, che, anche se qualitativamente meno performanti  verranno preferiti per maggiore disponibilità,  menti libere dalle problematiche organizzative familiari quotidiane.  Un investimento in formazione e crescita fatto sull’uomo ci si puo’ contare sempre, sulla donna no, potrebbe da un momento all’altro essere costretta a rinunciare per necessità  legate alla gestione famigliare. 

Come si infrange il “tetto di cristallo”?

Con un cambio culturale, al primo posto il supporto familiare, non può essere solo la donna a farsi carico della casa e della gestione della famiglia.

Occorre  valutare se nella donna esiste la concreta volontà di infrangere il “tetto di cristallo”,  la differenza tra il dire ed il fare,  arrivare dove si prendono le decisioni importanti  ci si arriva con intelligenza, talento, merito, ma anche tanto lavoro, costanza  e la forza  di non mollare mai.

Ogni uomo deve sapere che una donna appagata, sarà anche una moglie serena e una mamma presente,  il resto lo faranno le competenze e la determinazione.

Perché nel mondo del lavoro, ma nella società in generale, si è così lontani dal capire il valore aggiunto di una leadership al femminile?

Le caratteristiche di leadership ad una donna vengono riconosciute da entrambi i generi senza se e senza ma, l’obiettivo a volte viene mancato per scarsa determinazione e sottovalutazione delle proprie potenzialità. 

La donna è sognatrice, deve abbandonare i sogni e lavorare per realizzarli,  senza fare subentrare tutte le barriere che limitano la loro crescita lavorativa.    Barriere che vede molto bene il mondo imprenditoriale che  deve investire su di Lei, fidarsi e  affidargli compiti di responsabilità.

Nel suo ultimo libro (1), che prima di tutto è un racconto di vita, lei non parla di teorie o ricette pronte all’uso per essere un buon leader, ma di esperienze quotidiane. È stato facile essere una “leader al femminile”? 

Non mi sono mai chiesta se ero una leader o se volevo esserlo,  sono cresciuta in una famiglia dove mi hanno insegnato ad avere rispetto,  poi competenza, gentilezza, la voglia di arrivare a tutti i costi,  l’amore per il mio mestiere di imprenditrice ha chiuso il cerchio portandomi a valorizzare  chi insieme a me era alla conduzione della mia nave. 

Penso che io stessa, cresciuta in una famiglia mediamente aggressiva, non avrei potuto mettere in luce quelle qualità di gentilezza e capacità che caratterizzano una leader.

Non ho studiato un comportamento, ho scoperto dopo che il mio modo di essere era l’atteggiamento di un leader,  trovavo stimolante vivere successi e difficoltà in condivisione con la squadra che avevo scelto, sempre considerata la mia famiglia allargata. 

Leggendo il suo libro (1) la mia impressione è stata che tutto sommato il fatto che lei fosse una donna era un dettaglio abbastanza irrilevante, questo almeno fino a metà del libro quando lei stessa introduce la tematica. E’ l’incontro con un uomo di un’azienda concorrente, che le fa delle osservazioni, che la porta a riflettere sul tema della diversità di genere. Tutti i fatti accaduti potevano essere accaduti ad uomo oppure ad una donna indifferentemente. C’è stato un momento nella sua carriera in cui ha pensato che il fatto di essere una donna la stava penalizzando? Che forse se fosse stata un uomo sarebbe stato più facile?

Mai pensato che l’essere donna mi penalizzasse,  ho vissuto molti giorni del mio essere imprenditrice in contesti maschili  e come Lei evidenzia,  non ho mai  avvertito l’imbarazzo di confrontarmi con un uomo, di sentirmi inferiore, mi sono sempre misurata con il rispetto, le competenze e  i numeri, forte dell’esperienza  e delle conoscenze nel tempo acquisite,  anche l’incontro e il verbale provocatorio con il concorrente non mi ha minimamente colpita, nonostante tutto fieramente donna. 

Compagno di viaggio un sistema di rilevazione dati alla ricerca di un miglioramento continuo,  la competenza dà sicurezza,  rende liberi ed indipendenti da ogni pregiudizio,  sui numeri ci si trova tutti d’accordo, i numeri parlano, le parole, inconcludenti e produttrici di dissapori.

La conduzione di un’azienda non puo’ esistere senza i numeri, tracciano la via giusta per il raggiungimento degli obiettivi e uniscono nelle valutazioni, di fronte ad un valore numerico non ci possono essere posizioni diverse frutto del  pensiero di un uomo o di una donna. 

Mi sono allenata ad esercitare il rispetto, anche quando il maschio che mi trovavo di fronte sfoderava il suo maschilismo, sempre focalizzata sugli obiettivi e mai sul genere,  non gli davo spazio per andare oltre. 

Preparazione, dedizione, passione, gentilezza, educazione, mi hanno portato ad avere la piena fiducia dei miei collaboratori, si fidavano di me e mi hanno fatto sentire il loro sostegno in ogni momento,  un percorso industriale fatto di alti e bassi, di grande rispetto dei ruoli, no felice di essere donna!!

Oggi esiste davvero la parità di genere nelle organizzazioni o è solo uno “slogan”?

Purtroppo la bilancia pesa dalla parte dello slogan, non ci puo’ essere parità di genere fino a che gli uomini pensano, e le donne accettano, che alla gestione della famiglia è più idonea la  donna ci saranno sempre disparità,  è naturale che  chi è in maggioranza, siano essi uomini o donne, avrà  sempre comportamenti  tutelanti per il proprio genere. 

I suoi consigli per le donne imprenditrici e leader di domani? 

Innanzitutto chiedersi in tutta sincerità se intimamente sentono la necessità di intraprendere ruoli di comando o  imbarcarsi nel mestiere dell’imprenditrice. 

Consapevolezza, essere imprenditori è  il mestiere più meritocratico che ci possa essere  (non ci sarà nessuno che ti darà un voto, che ti dice cosa devi fare e come devi farlo e che orario devi rispettare),  un mestiere affascinante,  pieno di sfide e difficoltà che, insieme a competenze, passione e determinazione ti portano a raggiungere  anche il successo, qualsiasi obiettivo puo’ essere raggiunto se si ha visione e  disposti a lavorare tanto e a non mollare mai.

Non esistono scuole per essere imprenditori, si puo’ imparare  rimanendo vicini ad imprenditori che trasferiscono le loro esperienze, leggere storie di imprenditori aiuta a comprendere i loro percorsi di vita e di scelte che li hanno portati al successo, come hanno raggiunto i loro obiettivi, difficoltà nascoste dietro progetti di cui spesso conosciamo solo la parte finale, la capacità di portare avanti le proprie idee e superare gli ostacoli senza scoraggiarsi mai da cui prendere ispirazione e spunti.

Stimo moltissimo le donne, studiose e preparate, affidabili, inclini alla gentilezza al senso di responsabilità, ad esserci sempre, perfette per ricoprire ruoli di comando  a rendersi consapevoli che il loro futuro è nelle loro mani,  un mio suggerimento potrebbe essere quello di scrollarsi di dosso i pregiudizi, le credenze, le barriere che tengono bloccato il loro potenziale, uscire dai labirinti verso la luce, la luce della loro felicità.   

Non tutte siamo dotate delle caratteristiche necessarie per ricoprire ruoli di responsabilità,  fate scelte che vi rendano felici e appagate, qualsiasi esse siano e volate felici.   Fatevi delle domande soltanto se non vi sentite di meritare quello che state facendo, consapevoli che ad un innalzamento dell’asticella occorre anche un innalzamento dell’impegno, se necessario fatevi aiutare ad individuare quale potrebbe essere il meglio per Voi.

 

Bibliografia 

(1)

Tra coraggio e innovazione, il cammino di una donna verso il successo imprenditoriale, di Lorena Gamberini, Franco Angeli. LEGGI LA NOSTRA RECENSIONE

 

Lorena Gamberini

Lorena Gamberini è fondatrice nel 1994 di Fili&Forme, azienda modenese leader mondiale nella produzione di monofili sintetici,  nel 2008 ricevere il premio per l’imprenditoria femminile dalla CCII di Modena. Autrice del libro “TRA CORAGGIO E INNOVAZIONE, il cammino di una donna verso il successo imprenditorialetestimonianza concreta della cultura d’impresa al servizio di nuove generazioni affinchè entusiasmo, abilità, e talento possano germogliare  e dare vita e luce a ulteriori straordinarie vicende imprenditoriali. Per docenti e  formatori,  la sinergia tra “imparare” e “fare”,    trarne preziosi spunti e  incoraggiamenti per produrre idee anche controcorrente in cui credere fortemente,  consegnare la consapevolezza che sono loro il futuro delle nostre imprese, un invito a volare sempre più in alto come le mongolfiere prese a rappresentare la copertina del libro.