di Antonio Marino

Esame PMP®:  format d’esame e stile delle domande

In questo secondo articolo sull’esame PMP® analizziamo i vantaggi ad acquisire la certificazione, la struttura dell’esame, facendo comprendere lo stile delle domande, e fornendo un piano in cui inserire il corso da seguire e le varie risorse necessarie per superare questa importante sfida.

I vantaggi nel possedere la certificazione PMP®

Vantaggi per il professionista:

  • Rigore gestionale: il project manager certificato tende ad aderire a standard riconosciuti;
  • Fiducia e autostima: superare questo esame così sfidante rafforza la percezione positiva di sé;
  • Community: l’impegno di mantenere la certificazione spinge a mantenere relazioni esterne;
  • Valenza in molti settori: a differenza di altre certificazioni specifiche per determinati settori, quella del PMI® ha una valenza in tantissimi ambiti (es. Difesa, Space, ICT, Pharma, …)
  • Skill development: studiare per l’esame induce un forte improvement delle proprie capacità;
  • Valenza mondiale: la forza del PMI® è la sua riconoscibilità in ogni angolo del mondo in cui si parli di progetti.

Vantaggi per l’azienda in cui lavora il professionista:

  • Incarichi: le aziende che hanno attivato percorsi di certificazione PMP® possono differenziare gli incarichi sui progetti assegnando a chi ha esperienza e la certificazione i progetti di maggiore valenza strategica per l’azienda;
  • Migliore gestione dei «project trade-off»: uno standard di project management così completo come quello del PMI® consente ai project manager certificati di poter meglio intercettare la metodologia gestionale da adottare e risolvere le continue necessità di decision-making bilanciando i diversi vincoli di progetto al fine di soddisfare gli stakeholder del progetto;
  • Uniformità di gestione e linguaggi: utilizzare termini e tecniche conosciute da una moltitudine di project manager consente all’azienda di essere più efficace nell’interazione lavorativa;
  • Migliore coinvolgimento dei project manager: spesso la certificazione (e il conseguente mantenimento) è vista come elemento di riconoscimento apprezzato dal project manager certificato che instaura così una migliore e più aperta relazione con la propria azienda;
  • Skill continuous improvement: il mantenimento richiesto ai project manager certificati induce un miglioramento continuo e in genere una spinta a tenersi aggiornato;
  • Valore per il cliente: oramai sono molti i clienti che si affidano a fornitori che si avvalgono di project manager certificati perché offrono una maggiore garanzia di qualità gestionale.

Ecco un breve identikit dell’esame:

  • Domande: sono 180 di 5 tipi:

  • Risposta errata: non penalizza e né ovviamente contribuisce al punteggio finale;
  • Durata: il candidato ha 230 minuti a disposizione ma ci sono anche 2 break di 10 min ogni 60 domande (dopo ogni break il candidato non potrà rivedere le domande esaminate fino a prima del break);
  • Lingua: all’atto della schedulazione dell’esame il candidato può decidere di farlo in inglese o chiedere l’ “aggiunta” dell’italiano (chiamata language aid);
  • Soglia e punteggio: purtroppo a conclusione dell’esame il PMI® non rende disponibili le risposte e neanche la percentuale di domande corrette.

Suggerimento

In merito alla logistica e la gestione dei break si può trovare qualche consiglio nel mio articolo LinkedIn https://lkdin.io/3v05. Per la lingua, la scelta dell’italiano è una buona soluzione per chi non mastica in modo fluente l’inglese. Nel caso si scelga di fare l’esame presso un centro di test (quindi esame non online) consiglio di avvalersi di una tabella come quella seguente che consente, durante l’esame, di capire subito se si è in ritardo rispetto al countdown:

Anche se la soglia di superamento non è nota l’esperienza dimostra che una soglia cautelativa di risposte corrette da fornire si può attestare al 75% (si veda quanto riportato nel mio articolo LinkedIn di qualche anno tuttora da ritenersi valido https://lkdin.io/3v06).

Distribuzione delle domande d’esame

Da gennaio 2021, l’esame segue una distribuzione decisamente diversa rispetto al passato e prescritta in un documento che si chiama “Examination Content Outline” scaricabile dal sito del PMI

Le 180 domande sono catalogate in base ai Domini (People, Process e Business environment) e all’approccio (Predictive o Hybrid/Agile); la tabella sottostante sintetizza questa architettura.

In tutti i casi le domande sono situazionali e quindi non nozionistiche. Per comprendere lo stile delle domande, propongo 3 esempi di domande riferite ad ogni Dominio

Esempio di domanda su PEOPLE di tipo Hybrid/Agile

Un’attività pianificata in un’iterazione non è stata completata a causa di una questione che non è stata risolta. Il Project Manager vuole prevenire questo tipo di situazione in futuro, cosa dovrebbe fare?

  1. Rinviare la questione durante la retrospettiva;
  2. Affrontare la questione nella dimostrazione;
  3. Affrontare la questione nella prossima iteration planning;
  4. Rivedere la questione nel prossimo stand-up meeting.

Risposta corretta: A

Commento: La domanda non chiede di risolvere la questione specifica ma cerca di capire come si possa “prevenire/migliorare” tali situazioni in futuro; quindi, la sede più opportuna è la retrospettiva. Le altre opzioni sono meno convincenti perché la “dimostrazione”, l’ “iteration planning” e gli “stand-up” meeting non si occupano di “improvement” semmai possono sollevarli.

Esempio di domanda su PROCESS di tipo Hybrid/Agile

Durante uno stand-up meeting i membri del team lamentano il troppo lavoro da eseguire. Come dovrebbe rispondere il Project Manager a questa preoccupazione?

  1. Provare ad utilizzare una Kanban per le revisioni;
  2. Richiedere che i membri del team applichino il timeboxing;
  3. Il product owner dovrebbe massimizzare il valore del prodotto;
  4. Provare a ridurre il product backlog.

Risposta corretta: B

Poiché la domanda indica esplicitamente che è stato previsto/pianificato troppo lavoro nello sprint, evidentemente il problema sta nello sprint planning e nella stima della velocity e degli story point delle user story. Con il timeboxing il team potrà rivedere la propria produttività e scegliere meglio il lavoro da rilasciare in ogni sprint massimizzando il valore per il cliente. Le altre opzioni sono meno convincenti o sbagliate perché:

  • La kanban board serve a monitorare l’avanzamento e identificarne i colli di bottiglia;
  • Il product owner non interviene sulla stima di velocity o delle user story.
  • Ridurre il product backlog non risolve il problema che coinvolge invece lo «sprint backlog».

Esempio di domanda su BUSINESS ENVIRONMENT di tipo Predictive

Un progetto è in fase di esecuzione ed è stata recentemente approvata una legge che richiede una immediata aderenza. Questa legge impatterà l’ambito, la schedulazione ed i costi, cosa dovrebbe fare il Project Manager?

  1. Iniziare a mitigare il rischio;
  2. Assicurarsi che il piano di project management sia aggiornato;
  3. Portare la questione al top management;
  4. Avviare il processo di richiesta di modifica;

Risposta corretta: D

Commento: dal momento che la conformità è una “issue mandatoria” è necessario presentare una richiesta di modifica. Esaminiamo perché le altre opzioni sono errate o meno corrette:

  • La mitigazione (come tecnica di gestione dei rischi) è inutile visto che è una issue (quindi già accaduta);
  • Aggiornare il piano di project management sarebbe utile dopo l’approvazione della modifica;
  • “Scalare” senza provare a gestire la change connessa alla compliance non sembra una buona idea.

Centri di test e modalità d’esame

Come intuito dall’articolo LinkedIn indicato sopra, l’esame può essere tenuto via web, da casa o dall’ufficio, o recandosi presso un centro di test fisico. I centri di test sono amministrati da Person VUE e il PMI ne ha riconosciuti 1 o 2 per Paese (eccezionalmente 3); possono essere cercati/identificati attraverso la pagina https://home.pearsonvue.com/Test-takers.aspx. Prima di prenotare è consigliabile consultare la stessa pagina per capire preventivamente le disponibilità di ogni centro così da orientare la scelta in modo più consapevole.

È bene sapere che i centri di test abilitati all’esame PMP® osservano rigide misure di check-in che possono sembrare davvero eccessive per un esame come l’uso del metal-detector, liberare le tasche, lasciare l’orologio e così via. In rete circola un video https://ytube.io/3ZL9 che, seppur datato, rende abbastanza bene l’idea.

In definitiva l’esame PMP rappresenta una sfida talmente importante che condiziona la vita lavorativa e talvolta anche quella privata; il suo impegno è significativo e richiede quindi un giusto project management e quindi una buona capacità di pianificare l’uso delle risorse (disponibilità personale, simulatore, libro, corso, …) ma anche una giusta dose di “monitoring & controlling” per indirizzare gli eventi negativi durante questo percorso e capire se si stanno superando le milestone con successo o si deve intervenire per riallineare qualcosa.

Antonio Marino

Antonio Marino è un ingegnere che avvia la sua carriera nel project management nel 1996 lavorando all’Agenzia romana per la preparazione del Grande Giubileo del 2000 SpA nella pianificazione e controllo degli interventi di preparazione della città di Roma e il Lazio all’evento.

Attualmente è business developer e competence leader sul project management in ELIS (elis.org) ma dal 2000 ha formato migliaia di persone sul project management con particolare focus alle certificazioni del PMI®, tema sul quale ha scritto diversi libri.

Membro del PMI® e revisore della Guida al PMBOK® (ed. 5, 6 e 7), dal 2005 è certificato PMP®, nel 2011 è stato il primo italiano ad acquisire la certificazione PMI-ACP® sui metodi Agile, è Project manager e ICT PM ai sensi, rispettivamente, delle norme UNI11648 e UNI11506, oltre ad essere un facilitatore certificato FranklinCovey.

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