I PARTE

A cura di Maurizio La Cava,

L’arte di presentare dati non è solo un talento, è una necessità strategica nel panorama aziendale moderno.

In un’era dove i big data dominano ogni aspetto del business, la capacità di trasformare informazioni complesse in narrazioni persuasive è diventata non solo una competenza essenziale, ma un vero e proprio vantaggio competitivo per aziende e professionisti.

Non è più sufficiente possedere dati: è cruciale saperli raccontare.

I dati sono il fondamento della credibilità delle raccomandazioni strategiche che proponiamo in azienda tutti i giorni. Sui dati si prendono decisioni che cambiano il corso della storia di organizzazioni multinazionali e dei loro impatti sui mercati.

Le decisioni basate sui dati sono più sicure e quindi più facili da motivare per persuadere un’audience ad agire.

Tuttavia la presentazione di dati in ambito aziendale è un’arte che si scontra spesso con la difficoltà di comunicare efficacemente informazioni complesse.

Grafici densi e tabelle intricate possono confondere più che chiarire.

Spesso ci si rifugia dietro il fatto che lavorando per una funzione aziendale che lavora molto con i dati è impossibile realizzare presentazioni che raccontino delle vere e proprie storie.

Si pensi a chi lavora nel finance, nel marketing quantitativo, nelle ricerche di mercato, ecc.

Ad onor del vero, in azienda, oserei dire che praticamente qualsiasi ruolo nelle sue presentazioni, ad un certo punto, si troverà a comunicare tramite i dati.

Gettare la spugna e arrendersi a comunicare i dati in maniera inefficace non è la soluzione giusta.

Ricorda che una presentazione noiosa può comunque funzionare perchè magari è realizzata da un nostro superiore e quindi, per quanto noiosa, dobbiamo estrapolarne il contenuto per forza. Tuttavia, se una presentazione è inefficace, non ci sarà modo di estrapolarne il contenuto ed il messaggio non passerà.

Quindi, come si fa a raccontare i dati in modo da realizzare presentazioni che convincano davvero le persone ad agire?

Dare un’anima ai numeri con il data storytelling

Data storytelling: non è solo una parola di moda nel mondo aziendale, è un vero e proprio approccio alla comunicazione del dato.

In effetti va un po’ di moda, soprattutto adesso che si può combinare con l’intelligenza artificiale ma non mettiamo troppa carne al fuoco e procediamo un passo alla volta.

Immagina di avere un mucchio di dati davanti a te, come potrebbe essere la classica tabella Excel alla quale hai lavorato per giorni. A prima vista, potrebbero sembrare solo numeri e grafici, ma in realtà, spesso potrebbero nascondere storie incredibili.

Vedo manager concentrare il racconto sulla storia personale di come sono arrivati al dato, ma raramente vedo raccontare le storie che i dati nascondono. Credo sia normale raccontare come abbiamo ricavato un numero se è frutto di giorni di lavoro e sacrifici, vogliamo che ce ne sia riconosciuto il merito.

L’audience non è interessata a tutti i gusci che hai da mostrare ma a tutti e soli quelli che contengono le rare perle rimaste.

Puoi pensare ai dati come gli ingredienti di una ricetta. Da soli, sono solo pezzi di informazioni. Ma se li cucini bene, con un pizzico di analisi e una spolverata di creatività, potrai cucinare qualcosa di veramente gustoso. Questo “piatto” finale” È la tua  storia, pronta per essere servita al pubblico.

Quindi, il data storytelling è un approccio comunicativo strutturato che combina tecniche narrative con visualizzazioni dati per trasmettere informazioni in modo che sia coinvolgente, memorabile e, soprattutto, persuasivo.

Data storytelling un approccio scientificamente provato

Ogni presentazione aziendale è una battaglia per l’attenzione delle persone. Siamo consapevoli del fatto che, statisticamente parlando, la nostra audience uscirà dalla sala con soltanto il 10% delle informazioni che avremo condiviso e sta a noi definire bene il contenuto di quel 10%.

In sintesi, siamo consapevoli che le persone ricorderanno una piccolissima parte di quello che presenteremo, ma se saremo bravi a controllare il messaggio che estrapolano dalla presentazione avremo avuto successo.

Cosa motiva un’audience ad investire tempo ed attenzione ad una nostra presentazione?

Gli esseri umani prestano attenzione a tutte le informazioni che li aiutano a bilanciare il trade off tra alcuni bisogni primordiali:

  • Incertezza vs necessità di struttura

qualche minuto prima di cominciare a scrivere questo articolo ero in riunione con il fotografo che ho ingaggiato per fare uno shooting al team della mia azienda. Ad un certo punto mi sono reso conto di chiedergli tutto l’opposto di tutto.

Da una parte volevo struttura e progettualità nella realizzazione dello shooting in modo da non tenere bloccato fuori ufficio l’intero team per un giorno intero solo per fare le foto.

Tuttavia, dall’altro gli abbiamo condiviso un brief che tracci alcune linee guida alle quali ispirarsi in modo che possa partire dal nostro spunto e fare qualcosa di più, qualcosa di totalmente inaspettato.

Pensandoci bene, mi farebbe piacere un po’ di inaspettato da parte sua (under promise and over deliver).

  • Finalizzazione vs suspense e obiettivi da raggiungere

pensa alle serie tv che spingono il cervello a voler conoscere il finale per poter mettere un punto alla storia. Allo stesso tempo però, quello che ci tiene agganciati non è il finale ma il fatto che fino alla fine, non si sa come vada a finire.

Sono le componenti di imprevedibilità ed incertezza che ci portano a guardare un episodio dopo l’altro l’intera serie senza riuscire a staccarci dallo schermo.

Un mio carissimo amico e stimato collega dice sempre che non comincerà a guardare una serie a meno che non sia chiaro come vada a finire. Questo perché non sopporta l’idea di restare in sospeso in attesa della prossima stagione.

Insomma, mi riferisco  alla ricerca di una struttura, ma anche al desiderio di rompere gli schemi, al bisogno incessante di chiusura da una parte e al desiderio di scoprire maggiormente quali sono gli ingredienti fondanti dello storytelling dall’altra . Infatti sono proprio questi ultimi che, applicati ai dati danno vita a storie memorabili.

Come avrai capito, è possibile applicare lo storytelling ai dati, perché si tratta semplicemente di raccontare le evidenze quantitative costruendo una struttura narrativa che faccia leva sui bisogni reali degli esseri umani e catturi naturalmente l’attenzione.

Un esempio che mi piace sempre raccontare è il report annuale dei risultati di Mailchimp.

Solitamente la presentazione di annual report è un noioso agglomerato di grafici e tabelle, ma Mailchimp ha ridisegnato l’intero report su un sito a scorrimento orizzontale dove sta all’utente scorrere all’informazione successiva come se fosse il personaggio di una storia che sta vivendo passo dopo passo.

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Che ne pensi, ti piace? Io l’ho sempre trovato un’idea brillante.

 

Bibliografia:

 

Maurizio La Cava

Autore di: Lean Presentation Design, Presenting Data, Startup Pitch

CEO & Co-Founder di MLC Presentation Design Consulting. Presentation Strategist e Speaker Internazionale, Fondatore della Metodologia di Presentazione Lean, Adjunct Professor di Pitch & Presentation Strategies al Politecnico di Milano, Startup Pitch Coach presso PoliHub e DTEC Dubai.